giovedì 21 ottobre 2010

Per chi protesta giustizia solo botte




A parlare e'
Claudia Aru Bentesoi, il luogo e' Cagliari, l'occasione e' la protesta dei pastori sardi.


"E' passata la rabbia, la stanchezza, il male ai piedi, il rossore agli occhi.
Ora ho la lucidità necessaria per raccontare che cosa ho vissuto ieri -19 Ottobre - sulla mia pelle.
Erano le 10. Parcheggio al porto , decido di aspettare l'arrivo dei pastori in via Roma e di sbrigare alcune faccende in Regione. Quel palazzo, che è casa nostra, è blindato, per entrare è necessario dare i documenti, indicare dove si va . Quando ho chiesto il motivo di tutta quella "sicurezza" , mi hanno detto che " non si sa mai...qualche pazzo..." E quando la politica ha paura dei pazzi che possono essere un pericolo per la vita dei politici- secondo me- è la politica stessa che deve farsi un bell'esame di coscienza.
Arrivano le 12, sono fuori i pastori, li sento. Scendo subito da loro .
Incontro tanta gente bella e colorata, in molti sorseggiano icnusa e qualcuno forse ne ha bevuta troppa , ripeto QUALCUNO, non la MANDRIA DI UBRIACHI che ho sentito dire.
Il tempo passa, i pastori circondano l'edifico e impediscono a chiunque sia dentro di uscire e , evidentemente agli altri, di entrare. L'idea è questa: "immoi no bessinti fintz'as a candu no si donanta solutzionisi" .
In tarda mattinata ci sono delle piccole cariche nel lato sinistro del palazzo per allontanare la folla dagli ingressi. Nulla di grave, nella norma.
Nel pomeriggio vedo i pastori scherzare con le forze dell'ordine in assetto anti- sommossa , qualcuno offre dei dolci , mangiano assieme, ridono, si raccontano le RECIPROCHE sventure...perchè è una lotta tra poveri e lo stato ci mette l'uno contro l'altro per distrarci dal vero responsabile delle nostre sventure che è proprio lui.
Vedo poca politica, solo le bandiere di Sardigna Natzione, Gavino Sale in mattinata e l'’On. Claudia Zuncheddu ( che poi – essendo medico- ha prestato i primi soccorsi ai feriti in strada) , Ho pensato : “ che coraggio a essere qui, infondo rappresenta quella politica contro la quale lottano i pastori”, ma evidentemente no. C’è politica e politica.
Si fanno le 16.30 , ancora non ho mangiato in attesa della fine del blocco ma ora ho troppa fame mi sposto per mangiare un boccone. Un’ ora dopo sono di nuovo li e con enorme stupore vedo che è ancora tutto uguale. L'edificio è circondato, il palco all'ingresso ancora lascia il microfono aperto agli interventi e ogni tanto fa risuonare qualche ballu tundu che non guasta mai.
Mi sorprende la tenacia di queste persone, parlo con decine di loro, dai 20 ai 70 anni. Tutti li, compatti per avere risposte.
Uno mi dice una frase che mi segna il cuore " La mia azienda è all'asta, sono pieno di debiti, mia moglie è imbottita di psicofarmaci e i miei figli sono emigrati: cosa ho in più da perdere? "
Ce ne sono di tutta la Sardegna dalla Gallura al Sulcis, dal Campidano all'Anglona.
Tento di rientrare in Regione, voglio vedere che aria tira. Dopo un pò ci riesco, gli uscieri sono visibilmente seccati e anche le donne delle pulizie vorrebbero andare a casa e non possono ma capiscono che è un giorno " particolare " e che la gente è esasperata.
Anche volendo andar via non avrei potuto, la mia macchina è nei parcheggi del porto le cui uscite sono state chiuse con transenne dai pastori. Ho provato a convincerli a farmi andare e loro negandomelo mi hanno chiesto chi fossi e se avessi buoni motivi per avercela con questo stato . Ho pensato che da fine dicembre prossimo sono disoccupata, che i miei titoli a poco servono e che non so che ne sarà di me e se mai avrò una casa mia,  per cui ho pensato: "Si!, anche io protesto, anche io ho tanto per cui essere arrabbiata. Oggi anche io sono pastore e con questa definizione intendo un pezzo della mia identità sarda. Poi basta con la storia che " i pastori mangiano i finanziamenti e basta", Io penso ci siano tanti furbacchioni , come ce ne sono in tutte le categorie. Quindi? Io sto con gli onesti e sono la stragrande maggioranza.
Sono dentro il palazzo. In Regione l'aria è pesate, decido di riuscire, si perchè a me i pastori lasciano passare...mi hanno vista con loro...indosso con le scarpe da tennis e sono palesemente dalla loro parte.
Dopo un’oretta decido di riuscire, se non lo faccio subito rischio di passare la notte qui dentro , si prospetta un assedio ancora lungo.
Esco ma l’aria non è migliore , anzi.
Vado verso la macchina ma i miei “ amici” delle transenne sono ancora li , mi sorridono, ci salutiamo.
Sono in via Roma a una ventina di metri dal palco.  All’improvviso vedo una nuvola di fumo arrivare dall’ingresso principale della Regione e si sentono urla :“ Vigliacchi, Bastardi”, vola di tutto: bottiglie, le aste delle bandiere.
Non vedo armi se non quelle dei poliziotti, nessun pastore lo era o per lo meno io non l ho visto. Qualcuno parla di infiltrati? Bhè...io non ho visto nulla del genere, ho visto tantissima gente indifesa scappare.
Mi si gela il sangue : questa è una carica seria. Vedo una massa di gente disordinata correre verso di me, io non so che fare perché in pochi secondii sono circondata , ci sono forze dell’ordine tutte attorno a me , vado verso la banchina, è con me la mia amica Silvia che una scena de genere non l’ha mai vista. E’ terrorizzata, anche io lo sono ma per me non è decisamente la prima volta. Ricordo la prima da studente  e una su tutte quella al porto canale dove ho avuto l’”onore” di fare un breve viaggetto in camionetta per poi riuscire a scappare e evitare la questura. Ricordo i ricatti , le offese. “Hai voluto fare la rivoluzionaria , vero? Dai cantaci qualche slogan!”
Le manifestazioni possono essere anche questo, anche le più pacifiche possono finire così e devi conoscere un certo “codice comportamentale “ per “salvarti”. Per questo evito gonnelline e tacchetti. Questo genere di politica si fa con scarpe comode.
Guardo verso le transenne, vedo uno spettacolo raccapricciante : i miei "amici" sono a terra, ne riconosco 2 e li stanno picchiano in 6/7  , le transenne le ho viste volare , usate come difesa dai ragazzi prima e come gabbia dai poliziotti dopo, li usavano per schiacciarli e tenerli fermi. Erano molto di più ed erano armati. Loro no.
Passa davanti a me un uomo con la testa completamente piena di sangue , lo riconosco più tardi sulle foto della stampa è Roberto Fresi, ha 43 anni è di Valledoria. Da ieri non può più vedere da un occhio.
I lacrimogeni ti cadono addosso come una pioggia minacciosa, io e Silvia siamo praticamente a un passo dall’acqua sulla banchina, lei ha il respiro affannoso, piange, io sono di pietra non mi sento per niente bene.
In un secondo penso: “Ora o mai più”. Prendo Silvia e vado verso la macchina, le transenne sono a  terra, faccio una serie di manovre azzardate ma devo andare via da li, devo lasciare quel posto.
E’ quando ormai sono in Viale Diaz che realizzo di essermene andata. Vivo un sentimento strano , un misto tra sollievo e senso di colpa , Silvia è con me è sconvolta. Vediamo passare decine di ambulanze .
L’accompagno a casa, poi mi dirigo verso la mia. E’ in quel momento che cedo. Esplodo in un pianto inconsolabile. Mi chiedo il perché di tanta violenza, tanta ingiustizia, perché dei poliziotti sottopagati , esposti ai pericoli massacrano i loro fratelli, zii, vicine di casa .
In quella piazza ieri dovevamo esserci tutti: precari, disoccupati, operai, cassintegrati, pastori, agricoltori. Tutti, ieri era il momento giusto per far vedere quanti siamo, che facciamo sul serio e che meritiamo una vita migliore. Dovevano protestare con noi anche le guardie di finanza i poliziotti e i carabinieri . Dentro quel palazzo c’è chi ci governa e se non lo fa tutti noi abbiamo il dovere di farci sentire. Sennò chi tace acconsente.
Il popolo sardo ha taciuto fin troppo mi pare, ora è giunto il momento di pretendere la sovranità nel nostro territorio , prima di tutto quella politica .
Ieri ancora una volta ho capito che l’indipendenza è l’unica salvezza per questa terra e fino a che non lo capiremo e continueremo a elemosinare a Roma , la situazione non cambierà.
Ieri ho capito che non possiamo starefermi a guardare, che dobbiamo impegnarci e lavorare per un futuro migliore.
Ho una strana sensazione. Come se nulla fosse finito e tutto debba ancora cominciare.
Aio’ totus impari, patriotusu e matriotasa!... Incomintzat sa passentzia  In su pobulu a mancare.
"

1 commento:

Anonimo ha detto...

allibito.